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martedì 5 maggio 2009

Disco del Giorno 05-05-09: Valley Lodge - Semester At Sea (2009; Thistime records)

Il grande giorno è arrivato. Finalmente, direte voi, visto che l'ultimo post risale addirittura allo scorso quindici Aprile...Ho le mie giustificazioni, però! In primis, questo è un periodo veramente incasinato per me, e in secondo luogo ho ricevuto il mese scorso il nuovo album dei Valley Lodge! E allora? E allora Semester At Sea, uscito a quattro anni di distanza dall'omonimo e primogenito disco della banda Newyorkese, andava studiato per bene prima di trasmettervi opinioni inesatte, o meglio incomplete. Certo, tutti i dischi andrebbero ascoltati e riascoltati prima di scrivere qualcosa a loro riguardo, ma alcuni di più. E il disco dei Valley Lodge, visto quello che il loro album precedente rappresenta per tutti i fanatici del powerpop, indubbiamente necessitava di qualche riflessione supplementare.

Il punto è questo. L'album d'esordio giunse come un abbaliante regalo inaspettato durante l'autunno del 2005, e ancora oggi è saldamente al primo posto nella mia (e non solo nella mia) classifica riguardante i migliori album di puro powerpop del decennio corrente. In casi come questo le aspettative dell'ascoltatore hanno enormi possibilità di rimanere deluse, perchè partire con un capolavoro ed avere poi "l'obbligo morale" di pareggiarlo porta dritti alla crisi del secondo album, al "sophomore slump", come dicono gli americani riferendosi ai dischi rock'n'roll e alle ex matricole del campionato NBA che si apprestano ad affrontare la stagione della consacrazione. Ebbene, ad un primo ascolto la delusione è stata fortissima, incredibile, devastante. Ma come è possibile, mi dicevo. Uno dei lavori che più ho atteso negli ultimi anni non può essere così privo di spunti, uguale a se stesso, unidimensionale. E ancora, come scritto da Steve di Absolute Powerpop nella sua recensione di Semester At Sea (emotivamente molto molto simile a quello che penso e ho pensato io), dove sono finiti gli estrosi e divertentissimi falsetti che Dave Hill estraeva a sorpresa dal cilindro a metà strofa? E quei ritornelli-capolavoro? Non poteva essere così. Devo ascoltarlo ancora. Dargli tutte le possibilità che si merita, pensavo. Solo quando sarò più che sicuro di quello che penso screditerò un disco dei Valley Lodge.

Ho fatto bene. Perchè il ragionamento che stavo facendo seguiva un binario sbagliato. Dave Hill e John Kimbrough semplicemente non hanno tentato di fare un sequel del loro primo album. Una scelta coraggiosa e giusta, perchè avrebbero rischiato di rimanere schiacciati dal loro stesso capolavoro. Hanno imboccato una strada differente: il suono è più duro, più veloce, più glam. Le melodie, ancora poderose e stuzziacate dal genio vocale di Hill, rimangono più nascoste dietro ai granitici muri di chitarra ma ci sono, eccome se ci sono, e risplendono come quattro anni fa. E' vero, i falsetti random, marchio di fabbrica di "Valley Lodge", vengono utilizzati con parsimonia, ma quando irrimediabilmente irrompono nel mix ci fanno ricordare perchè la band rappresenta - ancora oggi - una delle massime espressioni del powerpop dell'ultimo lustro e non solo.

Parlo a chi, come me, ha amato e consumato a furia di ascolti il loro primo disco. Non commettete l'imperdonabile errore di abbandonare Semester At Sea dopo i primi asscolti perchè sarebbe delittuoso. E perdereste l'opportunità di adorare uno dei pezzi d'apertura più melodicamente devastanti a memoria d'uomo come Break Your Heart. Di muovere il testone trascinati dagli impagabili riffoni di The Door, It's A Shame e If You Love Me. Di cantare a squarciagola l'incredibile Comin'Around, che sul primo album sarebbe stata a pennello. Di gioire, in ogni caso (e anche in questo sono assolutamente d'accordo con Steve di AbPow) ascoltando uno dei migliori dischi di questo 2009.

E' superfluo dire, ma lo scrivo lo stesso, che qualsisi problematica relativa all'ascolto di Semester At Sea non toccherà chi non ha avuto la fortuna di sentire il primo Valley Lodge. In tal caso, è probabile che inizierete subito ad amare questo stupendo disco. E'chiaro che il percorso a ritroso è molto meno irto di ostacoli, e assimilare il capolavoro del 2005 sarà facile come bere un bicchier d'acqua. Un pò vi invidio.

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