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mercoledì 7 ottobre 2009

Live! Paul Collins' Beat + Radio Days (Oste, Domodossola, 04-10-09)

Domenica scorsa, il 4 Ottobre, si è verificato quello che per sempre ricorderò come l'evento dell'anno 2009. All'Oste di Domodossola ha suonato Paul Collins. Si, quel Paul Collins. Ovviamente, tutti i lettori di questo blog conosceranno come le proprie tasche uno dei padri del powerpop, personaggio seminale che per molti di noi rappresenta una vera e propria leggenda vivente, e se pensate che stia esagerando non so cosa farci.

Quando lo scorso Aprile Giulio, il proprietario del locale, accennava alla possibilità di "strappare" una data del tour Italiano di Paul, sono semplicemente rimasto basito. Quando poi, passate alcune settimane, detta possibilità si è trasformata in ufficialità, ho cominciato a contare i giorni che ci separavano dall'incredibile evento. Mancavano cinque mesi o forse più. E dire che avevo già avuto la fortuna di vederlo all'opera nell'Ottobre del 2008 al Taun di Fidenza, durante il suo mini-tour Italiano dello scorso anno. Ma stavolta era differente. Paul Collins, uno dei miei eroi, avrebbe suonato nel locale dove sono cresciuto, dove ho visto decine di concerti, dove ho passato centinaia di serate. In quella che si può tranquillamente definire la mia seconda casa. La chiusura del cerchio, ho pensato. Poi il giorno è effettivamente arrivato e, in un anticipo Fantozziano, mi sono messo ad aspettare il momento in cui avrei iniziato a mettere i dischi nel pre-show.

Paul Collins, la sua band ed i Radio Days sono arrivati intorno alle 17.30. A Fidenza, lo scorso anno, non avevo avuto modo di parlare con Paul. Stavolta, invece, vista l'atmosfera tranquilla e "casalinga", ho potuto constatare come sia possibile essere contemporaneamente eroi e persone estremamente gentili e disponibili. Fatto non trascurabile, visti gli atteggiamenti da star di alcuni musicanti odierni privi di storia e dotati di talento infinitamente inferiore. In ogni caso, verso le 18.30 ho potuto iniziare la serata, concedendomi per una volta una selezione prettamente powerpop. Nel frattempo, nel contesto di un aperitivo colossale, il locale ha iniziato a riempirsi e circa tre ore dopo i grandi Radio Days hanno preso possesso della scena.

Essendo stata quella di domenica l'ultima data del tour, mi aspettavo che i ragazzi fossero completamente svuotati di energie. Mi sbagliavo. Stravolti si, ma autori di una grande performance che nulla lasciava intendere in proposito. Anzi, se devo essere onesto, mi sono sembrati persino migliorati rispetto al concerto (sempre all'Oste) dello scorso Marzo. Gli impasti vocali sono ormai rifiniti a puntino e la band suona coesa e compatta. Sempre belli i vecchi pezzi del repertorio "Midnight Cemetery Rendezvous" come Don't Keep Me Waiting e i nuovi brani come I Belong To You, ormai sul punto di essere incisi, promettono estremamente bene. Ovviamente il gusto per la cover ad effetto non è in discussione, così I Wanna Be Your Boyfriend di Avril Lavigne, oops dei Rubinoos, ha scaldato il pubblico a dismisura ed è stata il ponte perfetto da percorrere verso l'evento.

Saranno state le 22.30, forse le 23 o più tardi - ormai avevo perso la percezione di spazio e tempo - quando Paul Collins si è piazzato dietro al microfono. Imbracciata la chitarra, il vecchio Paul ha spazzato via tutti aprendo il concerto con Hangin' On the Telephone, il leggendario primo ed unico singolo dei Nerves divenuto un marchettone sbanca-botteghini grazie alla notissima cover di Blondie. Poi il delirio. In un'atmosfera carica di tensione positiva, dentro ad un locale piccolo, senza palco, stipato all'inverosimile di gente in festa, Paul Collins ed il suo gruppo hanno iniziato ad inanellare gemme senza tempo massimamente tratte dal suo primo ed omonimo album The Beat, uno dei grandi capolavori del powerpop mondiale. Così in rassegna sono passate le varie Walking Out On Love, Work-A-Day World, Let Me Into Your Life, Working Too Hard (già dei Nerves) ed un'incredibile I Don't Fit In durante la quale credo di avere versato anche un paio di lacrime. Per il resto Paul ha selezionato accuratamente fantastici brani tratti da album successivi come The Kids Are The Same (la title track del secondo album dei Beat), Hellen Hellen, Hey Dj (con tanto di dedica al sottoscritto!) ed una versione devastante di She Doesn't Wanna Hang Around With You, tratta dall'ultimo album di studio Ribbons Of Gold.

Come tutti si aspettavano e, diciamocelo, si auguravano, a chiudere il concerto nella bolgia più totale ci hanno pensato USA e l'anthem generazionele Rock'n'Roll Girl, giusto per infliggere il colpo finale alle corde vocali di tutti i presenti. Poi, richiamato sul palco, Paul ha eseguito alla grande When You Find Out ed un'estesa versione di Look But Don't Touch con tanto di ballerine chiamate dal pubblico.

Trovare le parole per le conclusioni è difficile. Molto difficile. Una serata magica, avvolta in un'atmosfera magica, dove ho respirato per due ore buone l'essenza del puro divertimento legato ad un concerto dal vivo. L'assenza di palco e il fatto che il pubblico fosse praticamente mischiato alla band ha fatto il resto. "Wow, no stage, this is what rock'n'roll is supposed to be about!", ha esclamato un entusiasta Paul Collins all'inizio dello show. Yes, Paul, this is rock'n'roll and we love it. We love you. Thanks, sir.


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